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Dopo le onde gravitazionali, arriva dallo spazio un'altra grande scoperta legata alla teoria della relatività di Einstein. Un piccolo satellite tutto italiano, Lares dell'Asi, messo in orbita nel 2012 dall'Esa con il vettore italiano Vega, ha ora misurato l'effetto di trascinamento che la rotazione della Terra genera sulla regione dello spazio intorno a noi.

Fin qui le buone notizie. In realtà il trucco c'è, e si vede: il rapporto spiega come l'aumento complessivo degli investimenti sia avvenuto soprattutto grazie agli sforzi delle nazioni in via di sviluppo, responsabili da sole di un bel +19% rispetto ai livello del 2014.

Il modulo che sta volando verso Marte è un esploratore dell'umanità che cerca simili, è un Ulisse spaziale per il professor Giovanni Bignami,: e se alla fine di tutte le esplorazioni questo "volante" si imbatterà in un suo quasi uguale morfologico, in un somigliante sostanziale, non sarà soltanto una vittoria umana sul ritrovamento di vita umana, «sarà un risultato di importanza storica, fisolosofica, religiosa».

L'osservazione del fenomeno previsto da Einstein è straordinaria, ma non da meno è la scoperta di una classe di buchi neri con massa medio-grande mai prima sospettata.

Per quasi un secolo, a cavallo tra l'Otto e il Novecento, siamo stati sicuri che ci fosse vita su Marte. E non grazie a miti o leggende: ce lo dicevano le migliori osservazioni astronomiche dell'epoca. Non solo: eravamo convinti che i nostri vicini planetari fossero molto più avanti di noi, tecnicamente e socialmente.

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